Brasile, pazienti Covid usati come cavie.

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Brasile, pazienti Covid usati come cavie.

Brasile, pazienti Covid usati come cavie.
A  Manaus 200 morti e contagiati dal virus, i medici li hanno curati con antibiotici usati per le comuni polmoniti e poi ricoverati per essere sottoposti a un trattamento di cui non si conosceva l’esito.
Soprattutto con dosi di proxalutamida, un farmaco impiegato nelle terapie contro i tumori.
In tutto 645 pazienti sarebbero stati utilizzati come cavie nell’ambito di uno studio approvato dalle autorità sanitarie AGI.
– In Brasile si indaga sulla morte sospetta di 200 pazienti che, senza firmare alcuna autorizzazione.
   Sono stati utilizzati come cavie umane per testare un farmaco sperimentale contro il Covid-19.
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Brasile, pazienti Covid usati come cavie.

Secondo l’Organizzazione Onu per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) questa vicenda potrebbe rivelarsi uno dei “più gravi e gravi episodi di infrazione etica” nella storia dell’America Latina.
Per settimane gli esperti hanno agito con un trattamento a base di proxalutamide, farmaco sperimentale utilizzato per alcuni tipi  di cancro.
Lei stessa e soprattutto i suoi famigliari hanno dato carta bianca ai medici, fidandosi del loro operato, ma in nessun momento, i medici hanno chiaramente informato gli stessi, del fatto che si trattasse di un esperimento per il quale oggi il Brasile si trova al centro di uno scandalo scientifico.
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La donna è morta il 13 marzo.

Dopo le numerose segnalazioni di morti sospette e denunce arrivate da famigliari di pazienti deceduti in diversi ospedali.
La Conep è un ente del Ministero della Salute che sovrintende ai protocolli di ricerca con gli esseri umani.
La sua commissione aveva effettivamente autorizzato lo studio con proxalutamide all’inizio di quest’anno.
Salvo poi aver accertato che quello condotto nello Stato dell’Amazzonia ha coinvolto più persone di quanto inizialmente approvato.

Si tratterebbe in tutto di 645 partecipanti, quando il numero consentito era di 294.

Nei giorni scorsi, ricercatori dell’Unesco Latin American and Caribbean Network for Bioethics Education hanno pubblicato un documento in cui sottolineano che questo potrebbe essere uno dei “più gravi e gravi episodi di infrazione etica” e “violazione dei diritti umani” dei pazienti nella storia dell’America Latina. “
È urgente che, se le irregolarità saranno accertate, tutti i soggetti coinvolti siano indagati – comprese le squadre investigative, le istituzioni preposte e gli sponsor, nazionali ed esteri – e siano loro richieste responsabilità etiche e legali” hanno insistito i ricercatori della rete regionale Unesco.
La famiglia di Zenite ha intentato una causa contro il Gruppo Samel e il Comune di Itacoatiara per “trattamento irregolare”.
“Ho visto mia zia arrivare in ospedale sperando che sarebbe guarita in cinque giorni. “
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